"Nome d'arte di G. Loyise Gustafsson, attrice svedese. Misteriosa, altera, distante. Un fascino suadente e insieme enigmatico, tale da irretire qualunque figura maschile le reciti al fianco. Subito dopo aver recitato in Germania in L'ammaliatrice (1925) di G.W. Pabst, sbarca a Hollywood in compagnia di M. Stiller, maestro del cinema svedese che l'ha allevata artisticamente, forgiata e diretta in I cavalieri di Ekebù (conosciuto anche come La leggenda di Gösta Berling, 1924). Quando Stiller cerca di imporla ai produttori hollywoodiani i primi passi sono difficili, ma dopo un paio di film è già «Greta la divina». Il suo primo film da protagonista è La tentatrice (1927), diretto da F. Niblo. Subito dopo è la volta di La carne e il diavolo (1927) di C. Brown. Sono ritratti di una donna capace di schiantare l'orgoglio di qualsiasi uomo e di spingerlo alla follia; di un'amatrice malsana, spietata e indifferente al destino di coloro che le girano attorno. È un trionfo. In realtà, G. ha un carattere introverso e incline alla solitudine, che ne rende ancora più impenetrabile la ieratica bellezza. Ma la sua natura autunnale non può reggere a lungo l'immagine di femme fatale che Hollywood le ha imposto. Già con il primo film sonoro, Anna Christie (1930) di C. Brown, il suo personaggio cambia registro. È sempre irresistibile, ma lascia emergere aspetti ombrosi e insieme struggenti. Interpreta in seguito, tra gli altri, Mata Hari (1931) di G. Fitzmaurice, Grand Hotel (1932) di E. Goulding, Come tu mi vuoi (1932) di G. Fitzmaurice, La regina Cristina (1933) di R. Mamoulian, Anna Karenina (1935) di C. Brown, Margherita Gautier (1937) di G. Cukor. Figura complessa e contrastata, personaggio indecifrabile, dal fascino tutto interiore e dallo sguardo profondo e penetrante, tra un film e l'altro G. sfugge qualsiasi contatto con la gente di Hollywood, preferendo lunghi soggiorni in luoghi lontani. Dopo la morte di Stiller, la sua indifferenza verso Hollywood si accentua e la scelta di solitudine si radicalizza. Lubitsch riesce a convincerla a interpretare un ruolo brillante in Ninotchka (1939) accanto a M. Douglas, ma il film successivo, Non tradirmi con me (1942), diretto da G. Cukor, le appare così insulso da convincerla ad abbandonare definitivamente il cinema, lasciandosi dietro le spalle il suo stesso mito."